8 giugno 2019 - 12:13

Cattaneo difende gli inceneritori: «Fondamentali nel sistema rifiuti»

L’assessore regionale all’ambiente punta sull’economia circolare: «Brescia ne sia leader»

di Pietro Gorlani

Cattaneo difende gli inceneritori: «Fondamentali nel sistema rifiuti»
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La produzione procapite di rifiuti urbani è in calo. E nei prossimi anni lo sarà ancora di più. Ma questa prospettiva non sembra mettere in discussione la centralità degli impianti di incenerimento da parte della Regione. «In Lombardia è stato costruito un sistema industriale di trattamento che permette di recuperare il 60% dei rifiuti urbani come materia, un altro 30% viene trasformato in energia — dice l’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo — e meno del 10% viene collocato secondo altre modalità».

Se solo il 2,5% finisce in discarica (comprese le «frazioni decadenti»), significa che «questo è un modello virtuoso — dice l’assessore — Ed è reso possibile grazie a 13 termovalorizzatori, 68 impianti di compostaggio e più di tremila impianti di trattamento rifiuti. Senza un sistema industriale del genere, la Regione non avrebbe queste performance». Cattaneo difende a spada tratta il sistema lombardo. E conferma che non esiste alcun piano per la dismissione lenta (e futuribile) degli impianti di termovalorizzazione, di cui si parla nei dibattiti pubblici (a Brescia, per esempio, il sindaco Emilio Del Bono ha ipotizzato 5 anni fa la chiusura della terza linea dell’inceneritore, ma A2A è contraria). L’assessore all’Ambiente sa che l’immondizia domestica sta calando, ma è lui stesso a sottolineare il diverso peso dei rifiuti. Gli urbani sono 4,6 milioni di tonnellate, i rifiuti industriali sono 16 milioni. «Ecco perché oggi dobbiamo pensare allo sviluppo di tecnologie più innovative che permettano di aumentare la quota di materia che si può recuperare».

È la strada dell’economia circolare: Palazzo Lombardia ci crede e vuole investire sul recupero di scorie e inerti. La logica è quella di trasformare questi rifiuti in sottoprodotti che si possano reimmettere nell’economia. Ma questo processo — l’«End of waste» — non può essere normato dalle Regioni. «Anche la Corte di Giustizia europea ha ribadito che prima ci vuole un provvedimento nazionale. Io stesso ho insistito con Roma su questo punto — spiega Cattaneo — ma finora hanno approvato solo un decreto sui pannolini usati. Ci vuole ben altro». Mercoledì il Senato ha approvato un emendamento sullo Sblocca Cantieri che potrebbe riaprire i margini di manovra delle Regioni. «Stiamo valutando in sede tecnica le conseguenze» dice l’assessore, che vede in questo lavoro del Parlamento «un segnale».

Se c’è in Lombardia una provincia che più di altre aspetta miglioramenti legislativi sulla gestione dei rifiuti, quella è Brescia. Nel nostro territorio, nel 2016, sono stati interrati il 76% dei rifiuti industriali di tutta la Lombardia (2,6 milioni di tonnellate). E se l’Indice di pressione ha evitato l’apertura di nuove discariche a Montichiari, è pur vero che questa norma non tiene conto di altre sorgenti inquinanti, come bitumifici, fabbriche e altri impianti. Da più parti si chiede di normare l’«Impatto cumulativo», che farà la Regione? «Oggi Brescia soffre più di altri territori perché in passato — dice Cattaneo — ha scelto, con decisioni politiche, di accettare pressioni maggiori». Che però hanno avuto ricadute sulla salute pubblica. «Vedo però una sensibilità maggiore anche del mondo produttivo. Tutti avvertono la necessità di un cambio di modello di sviluppo. L’economia circolare può essere questo. E mi aspetto che Brescia ne sia leader»

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