L'Aquila, mobilitazione contro il 5G: «Possibili rischi per la salute»

L'Aquila, mobilitazione contro il 5G: «Possibili rischi per la salute»
di Stefano Dascoli
Sabato 22 Giugno 2019, 10:12 - Ultimo agg. 14:46
3 Minuti di Lettura

L’AQUILA - Un milione di dispositivi collegati in un solo chilometro quadrato. Ventimila satelliti in orbita in grado di “sparare” Wi-Fi dallo spazio. Non un lembo di terra “incontaminato”. Antenne dappertutto: persino nei tombini e sui lampioni. Una esposizione continua e costante alla radiofrequenza, per tutti, indistintamente. Con possibili conseguenze dannose per la salute. E’ l’altra faccia del 5G, la nuova iper veloce modalità di connessione che vede l’Abruzzo protagonista in virtù della scelta dell’Aquila come città sperimentale, insieme ad altre quattro in Italia. E insieme, anche, ad altri 120 comuni di dimensioni minori.

La mobilitazione anti-5G alza il livello proprio dall’Aquila. Ieri a Santi di Preturo si è tenuto un convegno organizzato da “A.432Hz Ambiente e salute” e dalla Alleanza italiana #Stop5G che si è attivata a livello nazionale. Un dibattito a cui hanno preso parte molti esperti che ha avuto il senso di ribadire la richiesta di moratoria su cui già si sono espressi positivamente molti Paesi. Lo ha sintetizzato bene il giornalista Maurizio Martucci, il portavoce dell’Alleanza nazionale: non è una questione di soppesare gli studi, che ancora dividono le due “fazioni”, quanto piuttosto di applicare il principio di precauzione rispetto a una sperimentazione calata sulla popolazione senza che sia preventivamente attivato un meccanismo di accertamento delle possibili conseguenze. Non un “no” preconcetto alla tecnologia e ai suoi possibili, importanti, sviluppi. Ma una «retromarcia» rispetto a un problema che ha i contorni ancora non ben definiti.

L’Aquila è stata inserita nel novero delle cinque città italiane in cui si sta sperimentando il 5G. E questo ha attratto importanti player internazionali e potrà, in futuro, catalizzare ulteriori investimenti.
 



Andrea Grieco, fisico ed esperto di campi elettromagnetici, ha delineato il contesto: «Si ha un’estensione delle bande di frequenza utilizzate su cui esistono pochi studi relativamente agli effetti biologici. Stiamo realizzando, insomma, un enorme esperimento in diretta sulle persone. Gli studi fatti già sulle tecnologie attuali, 3G e 4G, per esempio dal Ramazzini di Bologna, indicano di un aumento di alcuni particolari tipi di tumori. Il 5G prevede di gestire fino a un milione di device per chilometro quadrato: significa una densità di antenne mai sperimentata prima, posizionate ogni dieci, venti metri, dappertutto. Lampioni, tombini, ma anche dall’alto, con ventimila satelliti. Si parla, nel 2025, di 55 miliardi di apparati connessi con il 5G. In Italia le aziende di telefonia hanno già chiesto di elevare i limiti dei campi elettromagnetici di cento volte rispetto agli attuali. E’ qualcosa di cui preoccuparsi seriamente».

Sugli effetti biologici si è pronunciata Fabiana Manservisi, ricercatrice del Ramazzini di Bologna: «Lo studio che abbiamo condotto riguarda la frequenza pari a 1.8 gigahertz, tecnologia Gsm 2G e 3G. L’intensità di campo elettrico a cui abbiamo sottoposto 2.448 animali è di 5, 25 e 50 volt/metro. A queste intensità abbiamo avuto risultato molto importante, riscontrato anche dal National Toxicology Program: un aumento statisticamente significativo Schwannomi maligni a livello cardiaco nei ratti maschi esposti a 50 volt/metro, la dose più alta. Abbiamo rilevato anche un’iperplasia delle cellule di Schwann, su maschi e femmine, a livello cardiaco. Sono cellule che fanno battere il cuore a livello cardiaco. A livello encefalico abbiamo registrato un aumento non statisticamente significativo di gliomi maligni, nelle femmine. Il Toxicology Program ha rilevato un aumento di gliomi nei ratti maschi, statisticamente significativo. Abbiamo riscontrato la stessa tipologia cellulare di tumori, peraltro già rilevati a livello epidemiologico a chi si espone tante ore all’uso dei cellulari».

In sala erano presenti alcuni sindaci, tra cui di quello di Canistro, Angelo Di Paolo: il suo è tra i 120 comuni inseriti nella sperimentazione 5G seconda fase. Ha detto a chiare lettere di essere sensibile ai possibili rischi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA