Termini quali: “riconversione verde”, “transizione ecologica”, “economia circolare”, “bioeconomia” sempre più spesso ricorrono nel linguaggio comune e ormai nessuna iniziativa imprenditoriale, economica, finanziaria ne è esente. Per non parlare dei progetti politici e governativi in corso sia a livello nazionale che europeo, quasi tutti declinati sul “green new deal”.

E’ il momento di chiederci tuttavia cosa davvero significhino queste parole e se le scelte che sottendono saranno veramente in grado di rimediare agli errori commessi, contrastare i cambiamenti climatici, ridurre l’inquinamento, rispettare l’ambiente, gli ecosistemi e quindi la vita e la salute nostra e dell’intero pianeta. La crisi globale (ambientale, climatica, economica, sociale, sanitaria) che il Covid-19 ha fatto emergere è ormai sotto gli occhi di tutti e si impone una riflessione profonda per scelte adeguate e coraggiose.

Credo che se perdiamo anche questa occasione ben difficilmente ce ne saranno altre e tutto non potrà che peggiorare perché, come dice la saggezza popolare, “la natura non perdona”. Attualissima ed importante è quindi la Conferenza sulla Bioeconomia che si terrà il 25 settembre a Roma, presso la sede della Società Geografica Italiana. Si tratta di un evento scientifico, multidisciplinare, di approfondimento sulla Strategia Europea di Bioeconomia e sulla connessa Strategia Nazionale; l’ obiettivo è quello di riunire esperti di svariate discipline per conseguire una visione sistemica del processo in corso e delle sue implicazioni ambientali, socio-economiche, geopolitiche ed impegnare mondo scientifico, economico ed istituzioni nella ricerca delle necessarie correzioni.

È richiesta l’iscrizione gratuita inviando una mail a conferenza.bioeconomia2020.roma@gmail.com, i posti sono limitati causa Covid, ma sarà possibile seguire la conferenza in modalità telematica, collegandosi al sito della Società Geografica Italiana (www.societageografica.it) e cliccando sul link indicato.

Quando si parla di bioeconomia bisognerebbe prendere a riferimento la teoria messa punto dal matematico ed economista Georgescu Roegen negli anni ’60 che si configura come un nuovo paradigma epistemologico fondato sull’entropia e la termodinamica, su un’economia veramente circolare, quale è quella della Natura, in cui l’energia proviene da una fonte esterna al sistema, non esistono “rifiuti” ed è in grado quindi di garantire le condizioni affinché la Vita si perpetui sul Pianeta.

Tuttavia, la strategia che si sta affermando a scala europea e anche in Italia è quella aggiornata nel 2018 che fa riferimento alla Strategia Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe della Commissione europea del 2012, in cui si sancisce di fatto la sostituzione delle fonti fossili con la “biomassa”, senza modificare il paradigma su cui si basa l’attuale modello di sfruttamento delle risorse. Si persiste ad esempio con la produzione di energia da combustioni che non avranno certo minor impatto se verranno da biomasse legnose o da monocolture a ciò dedicate (biocarburanti), che oltretutto sottrarranno suolo agricolo alla produzione di cibo, la prima fonte di energia di cui necessitiamo.

Alcune di queste preoccupazioni erano presenti nel documento di Strategia nazionale per la bioeconomia (Presidenza Consiglio, 2016) ma purtroppo risultano del tutto assenti nell’attuale dibattito. Appare scontato che se ci si limita alla sostituzione della materia prima, da fossile ad organica, o si parla di “innovazione digitale” senza pensare all’utilizzo di “terre rare” che ciò richiede e neppure ci si interroga sullo stile di vita e sulla riduzione dei consumi – unica possibilità per ridurre davvero la domanda – non si potrà che riprodurre le medesime logiche di sfruttamento ed esaurimento delle risorse, con effetti distorsivi sull’ambiente, sull’economia, sulla salute, effetti che, a questo punto, temo saranno irreversibili.

L’altissima posta in gioco legata alla Strategia in tema di cambiamenti climatici, sovranità alimentare, equilibrio ecosistemico, salvaguardia delle matrici vitali, della biodiversità e dei sistemi socio-economici locali, necessita di una profonda rielaborazione affinché vi sia coerenza fra obiettivi ed azioni previste e sono certa che la Conferenza del 25 settembre potrà dare un importante contributo in questo senso.

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