Pesticidi della discordia. Da una parte la Provincia Autonoma di Bolzano che difende il loro impiego in agricoltura, dall’altra gli ambientalisti che hanno denunciato un uso massiccio, in particolare nella coltivazione delle mele. Avrebbe dovuto andare in scena in Tribunale una disfida, in cui era in gioco la libertà di critica e di espressione, dopo che nel 2017 l’assessore provinciale Arnold Schuler aveva presentato una querela per diffamazione. Ma nell’imminenza della prima udienza, a seguito di alcuni colloqui stragiudiziali, l’istituzione pubblica e gli ambientalisti hanno riaperto il dialogo. “Abbiamo deciso di confrontarci in modo rispettoso e costruttivo”, informa la Provincia in una nota, specificando di aver ritirato la denuncia. “Non volevamo chiedere un risarcimento dei danni, non vogliamo rovinare nessuno, ma trattarci l’un l’altro con rispetto. Lo dobbiamo alle nostre piccole aziende agricole a conduzione familiare. Abbiamo chiesto con forza questo rispetto, ma siamo volentieri disponibili a una discussione obiettiva”, si legge nel comunicato.

Una marcia indietro forse dettata anche dalla preoccupazione che il clamore destato dal processo, non solo in Italia, ma anche in Germania e in Austria, avrebbe creato ancor più danni all’Alto Adige e all’immagine della sua agricoltura. Da anni gli ambientalisti sono contrapposti agli agricoltori, a colpi di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, cause civili e procedimenti in Corte dei Conti. Erano stati citati di fronte ai giudici sia Karl Bär, referente per l’agricoltura dell’istituto per l’ambiente di Monaco di Baviera, che lo scrittore austriaco Alexander Schiebel, autore del libro “Das Wunder von Mals” ( “Il miracolo di Malles”) a cui è seguito anche un documentario.

Durante l’udienza-lampo, il giudice Ivan Perathoner ha preso atto dell’intenzione di rimettere la querela. Ma l’atto non è stato ancora sottoscritto dai 1.300 agricoltori, che lo faranno nelle prossime settimane. Per questo il giudice ha rinviato l’udienza al 27 novembre. L’avvocato Nicola Canestrini, difensore di Karl Bär, ha dichiarato: “Le bugie hanno le gambe corte, nessuna querela è stata ancora rimessa. La volontà di voler abbandonare la causa e di voler rimettere la querela, manifestata dai querelanti in aula è certamente un buon primo passo. È sorprendente, tuttavia, che l’assessore Schuler si presenti come parte civile e chieda un risarcimento di un euro insieme ad alcuni esponenti dell’industria frutticola altoatesina costituitisi anch’essi parte civile”. E ha spiegato che comunque il processo si dovrebbe tenere, visto che è anche contestato il reato di contraffazione del marchio nei manifesti degli ambientalisti, procedibile d’ufficio. Dalla Provincia fanno sapere: “Ormai la decisione è presa, la querela sarà ritirata”.

Malles, un comune dell’Alta Val Venosta, è famoso per la produzione di mele. La querela stigmatizzava alcune frasi e slogan utilizzati in varie occasioni per denunciare i gravi pericoli per la salute che la popolazione correrebbe a causa delle irrorazioni dei campi e delle piante con i pesticidi, che consentono una migliore resa dei raccolti e quindi maggiori fatturati. In una parola, si tratterebbe di una forma di mercificazione della salute pubblica. Al contrario la Provincia aveva ritenuto le frasi diffamatorie e lesive dell’immagine dell’Alto Adige.

L’avvocato Canestrini aveva spiegato. “E’ in gioco la necessità di difendere il diritto di espressione e di critica. L’opinione pubblica sudtirolese ha reagito a una critica non cercando di controbattere e incorporare la critica stessa, facendone un argomento di dibattito pubblico, ma volendola semplicemente silenziare ed è questo il problema che questo processo provoca alla democrazia”. La querela dell’assessore Schuler aveva colpito anche il direttivo dell’istituto per l’ambiente di Monaco e Jakob Radloff, che è l’editore del libro sotto accusa. Per questi ultimi procedimenti la Procura ha chiesto l’archiviazione, ma l’assessore aveva presentato opposizione.

Sull’argomento è intervenuta anche l’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE, che condanna l’uso delle azioni giudiziarie per tacitare chi solleva gravi problemi ambientali che coinvolgono la salute delle persone. Roberto Romizi, presidente ISDE Italia, e Paolo Bortolotti, presidente ISDE Trentino Alto Adige, hanno dichiarato: “Come medici siamo da sempre molto vigili nel denunciare i rischi connessi all’uso di pesticidi, ormai confermati da una mole notevolissima di studi scientifici. I rischi sono documentati, non solo per esposizione acuta (avvelenamenti), ma anche per dosi piccole e ripetute nel tempo (esposizione cronica) e comportano danni alla salute non solo per chi li manipola, li sparge o vive in prossimità nei territori dove vengono usati, ma per l’intera popolazione. In particolare le componenti più fragili: donne in gravidanza, bambini e anziani”. Si tratta di molecole “molto spesso persistenti, tossiche anche a dosi molto basse ed ormai presenti in aria, acqua, suolo, cibo e nei nostri stessi corpi, con possibilità di trasmissione alla prole attraverso danni epigenetici”.

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