Un tempio crematorio nell’area del petrolio: “l’inquinamento dei vivi e quello dei morti”

La ‘spettrale’ delibera del Comune di Spinoso in Val d’Agri. Un impianto di cremazione da 7000 salme all'anno

“Davvero non capiamo come l’Amministrazione abbia potuto pensare ad un forno crematorio proprio a due passi dai pozzi dell’Eni, con un aggravio di inquinanti a carico della popolazione”. Così il neonato Comitato di Spinoso, messo su per chiedere la revoca di un bando assegnato ad una società napoletana (Edile Vispin) già invischiata in un contenzioso per un appalto simile col Comune di Francavilla Fontana (Brindisi)

Non siamo a Tokyo o a New York, ma a Spinoso, poco più di 1000 anime dentro la Val d’Agri. Eppure l’Amministrazione del paesino ha raccolto l’offerta di un “tempio crematorio” da parte di un privato, la Edil Vispin di Napoli, già nota alle cronache pugliesi per un contenzioso simile aperto col Comune di Francavilla Fontana. A Spinoso la proposta della Vispin è giunta lo scorso mese di luglio. A dicembre la delibera del Comune che apriva un bando di gara. Chiusura della gara il 25 gennaio per un’opera che costa oltre 2 milioni di euro. Trenta milioni il valore della concessione trentennale, a carico del privato. Quale società se lo sarebbe aggiudicato è facile intuirlo.

“Solo altro inquinamento. Non bastavano i pozzi”. La faccenda, passata in un primo momento in sordina, è deflagrata poche settimane fa, quando i cittadini sono venuti a conoscenza del bando e dell’opera ‘crematoria’. È partita una raccolta firme da parte di un nascente comitato cittadino. “L’Associazione medici dell’Ambiente – spiegano dal Comitato – sconsiglia fortemente opere del genere in aree sottoposte già ad inquinamento, e qui siamo proprio a due passi dal Centro Oli dell’Eni”. La ‘cremazione’, infatti, produce mercurio e altri inquinanti che si sommerebbero a quelli già rilasciati dal Cane a sei zampe. Sempre dal Comitato, aggiungono: “È grave che una scelta così impattante sul piano sia ambientale che etico sia stata presa senza consultare i cittadini”. Già, perché l’impianto, a regime, sarebbe stato in grado di cremare almeno 7000 salme l’anno, e questo in un paesino in cui, in un anno, muoiono al massimo poche decine di persone. Altra questione, la presunta “promessa” da parte dei vertici comunali di qualche posto di lavoro a cittadini del luogo. “Promessa” che getterebbe, se confermata, altre ombre, considerato l’affidamento (conseguente a bando di gara) da Pubblico a impresa privata.

Il passo indietro del sindaco. Dopo l’avvio della raccolta di firme, in sole 24 ore l’Amministrazione ha fatto marcia indietro. In un Consiglio Comunale d’urgenza di qualche giorno fa, la Giunta ha annunciato l’intenzione di revocare la delibera e di rinunciare alla ‘spettrale’ opera. Finora siamo però ad una dichiarazione di intenti perché non risulta ancora una delibera con cui si ‘smonta’ il megaprogetto previsto al cimitero di Spinoso. “In sole 24 ore di tempo il sindaco ha cambiato idea, quindi vuol dire che non solo era un’opera pericolosa, ma non era neanche così importante e urgente da scavalcare il parere della popolazione”

“E se ci fosse una penale, a carico di chi sarebbe?” In attesa della delibera comunale che dica definitivamente no all’opera, crescono polemiche e legittimi sospetti. “Se ci fosse un contenzioso con la ditta, o una penale da pagare per il no all’opera, a chi verrebbero accollate le spese, alla collettività?”. E ancora: “Qual era l’urgenza e il vantaggio di questo impianto per Spinoso?”. E infine il colpo di grazia del Comitato messo per iscritto nel volantino fatto circolare per la raccolta firme. “Se Sarconi è conosciuta per i fagioli e Senise per il peperone, in futuro per cosa sarebbe stata conosciuta la cittadina di Spinoso, per il ‘forno crematorio’?”. “Quale eredità per i nostri figli?” In attesa della nuova delibera comunale, e dei necessari chiarimenti da parte del sindaco, il caso ormai è montato. E rischia di agitare gli animi in seno all’opinione pubblica di un’intera Valle.

Cimitero di Spinoso