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Sguardo e sguardi narranti / A cura di AnnaMaria Calore / Vol.19 N.2 2021

Considerazioni introduttive alla lettura dei testi pubblicati

AnnaMaria Calore

magma@analisiqualitativa.com

Socia Collaboratrice dell'Osservatorio dei Processi Comunicativi, fa parte del Comitato di Redazione della rivista elettronica M@GM@. Presidente dell'Associazione RaccontarsiRaccontando. Raccoglitrice volontaria di testimonianze e narrazioni individuali e sociali, progetta e conduce percorsi formativi sussidiari e gratuiti finalizzati alla maturità cognitiva ed affettiva dei giovani, in stretta collaborazione con i docenti, presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Supporta gli insegnanti degli I.C del Territorio Romano, nella maturazione cognitiva ed affettiva dei giovani in difesa della pace, della tolleranza e della diversità quali valori ineludibili.

 

Abstract

Tutti i testi pervenuti in redazione, contengono narrazioni recepite con sguardi che possono anche partire da prospettive, angolazioni ed esperienze diversificate, ma che risultano essere capaci di cogliere appieno quel senso di pratica narrativa legata ad una sociologia della narrazione in grado di  rendere fecondo, in questo caso,  il proprio sguardo, intrecciandolo con  sguardi altrui. L’intento è quello  di voler arricchire, con nuove originali significanze l’incontro, occasionale o voluto, di sguardi diversificati in un’ottica di agire sociale da condividere con i lettori.

 

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«Viandante, non esiste il sentiero. Il sentiero si fa camminando» … (e sguardando)

 

(L’aforisma qui sopra è di  Antonio Machado uno dei più grandi poeti modernisti spagnoli. L’aggiunta tra parentesi è una licenza che mi sono permessa, solo per introdurre i testi pubblicati).

 

Tra i testi pubblicati su queste pagine della rivista M@gm@, più di un testo ha declinato la frase del Maestro Franco Battiato «ed è in certi sguardi che si intravede l’infinito…» tratta dal testo di un pezzo contenuto nell’album musicale Fleurs 2 / Tutto l’Universo Obbedisce all’Amore / pubblicato nel 2008 con etichetta Mercury Records.

 

La frase è stata utilizzata, quale suggestiva apertura (in omaggio al Maestro Battiato scomparso troppo presto) nell’appello alla pubblicazione Sguardo e Sguardi Narranti (numero monografico diretto da AnnaMaria Calore). Tutti i testi pervenuti in redazione, contengono narrazioni recepite con sguardi che possono anche partire da prospettive, angolazioni ed esperienze diversificate, ma che risultano essere capaci di cogliere appieno quel senso di pratica narrativa legata ad una sociologia della narrazione in grado di  rendere fecondo, in questo caso,  il proprio sguardo, intrecciandolo con  sguardi altrui. L’intento è quello  di voler arricchire, con nuove originali significanze l’incontro, occasionale o voluto, di sguardi diversificati in un’ottica di agire sociale da condividere con i lettori.

 

Diversi dei testi proposti, sono stati scritti a più mani, e questo significa che, a monte della stesura del testo, vi è stato un lavoro comune preceduto da un confronto a più sguardi. Tra i diversi testi proposti su tematiche diverse tra loro, due di essi  hanno affrontato un medesima tematica, ovviamente con sguardi differenti: uno la questione dei “games” da un’ottica formativa ed educativa e l’altro di conoscenza del Territorio e della sua storia.

 

Uno dei due testi (autori Nicoletta Raffa / Francesco Toniolo) conclude il proprio articolo I videogiochi in Italia e nel Territorio con una interessante affermazione. «…. come se, ciascun percorso individuale portasse con sé la predilezione per uno specifico regime scopico, dove però tutti quanti finiscono per far convergere i variegati sguardi in un'unica direzione: quella del desiderio di scoprire e raccontare ciò che si trova ai margini dei luoghi più noti e frequentati».

 

L’altro articolo, Uno sguardo very serious per imparare dai games (di Jessica Tarquini e Daniele Armellino), sempre relativo ai games, pone l’accento sull’ambizione dei due educatori, ideatori del gioco ed autori dell’articolo, nel voler sperimentare - in tempi di lockdown legato alla pandemia in atto - «… un gioco che ha l’ambizione di mettere insieme il riconoscimento del proprio talento (o talenti) di ciascun  singolo bambino di ogni classe, con l’approfondimento e la conoscenza di tutto quello che può esistere nel territorio dove abitano e vanno a scuola», con l’evidente intento di contribuirein modo  significativo al fatto che, il bambino, oltre a scoprire,  riconoscere e sperimentare il proprio “talento” possa essere imparare a nutrire e difenderlo anche riconoscendo valore a quello dei compagni di classe. La sperimentazione ha poi avuto un meritato successo, riconosciuto sia dall’Istituto Comprensivo Uruguay presso il quale, il “serious game”, è rimasto quale “dono” riutilizzabile, che dagli insegnanti e genitori.

 

Il testo di Valeria Pecere, Cristina Di Modugno e Guido Memo, tutto impostato sulla costruzione di un archivio di biografie, già dal titolo Se uno sguardo può essere individuale, l’infinito non può che essere collettivo, lascia immaginare l’impegno, la passione e la cura che gli autori del testo hanno profuso nel loro elaborato.

 

Il Diario di visioni di Maria Mailat e Vanna Matera, a mio avviso, contiene una affermazione emblematica: «lo sguardo copre e risveglia nello stesso tempo», affermazione che riassume la «cronaca minore del vedere» frutto di un dialogo a distanza delle due autrici.

 

La Ricerca sociale come inaugurazione di sguardi in discontinuità di Salvatore Picconi offre, invece, una sfida intrigante quale opportunità sperimentata: «… la narrazione di storie nella storia (attualizzando quest’ultima?), in modo che “il valore politico” stia nel creare opportunità nell’etica e non nella morale».

 

Ne Lo schermo proiettivo e la sua demolizione l’autore, Marco Marcato utilizzale seguenti parole poetiche: «innamorato, quando chiedo uno sguardo, quello che è profondamente insoddisfacente e sempre futile è che non guardi mai a me da dove io guardo te» (dal film Les amours imaginaires di X. Dolan) per sottolineare come sia proprio questa zona d’ombra trai due sguardi a generare la ricchezza dell’amore, poiché esso si genera dalla presenza di una frustrazione, di una mancanza.

 

L’articolo di Giulia Zitelli Conti, dal titolo che è tutto un programma: Uno sguardo coinvolto – intervista a Tano D’Amico e Daniele Napolitano sulla fotografia della metropoli, svela come, «l’obiettivo diviene strumento per svelare storie di emarginazione di uomini e donne nei manicomi, nelle periferie e nelle fabbriche, con finalità di denuncia e attuando una sorta di rovesciamento dei punti di vista».

 

Benedetta Turco affronta, nel suo articolo Uno scambio quotidiano di sguardi tra Io e Altro, attraverso una sua ricerca sull’accoglienza domestica ed attraverso la raccolta di 47 storie di vita, come “l’altro” sia «colui che mi costituisce e che io costituisco attraverso lo sguardo».

 

Maria Luisa Marolda, con il suo contributo Come Gioconda in tempi di Covid, considera la tragedia che stiamo vivendo, umana e sociale, sanitaria ed economica, come una grande opportunità che ci ha permesso di ricordare cosa volesse dire guardarci. Le mascherine, altra immagine rappresentativa della pandemia, hanno messo in risalto i nostri occhi, il nostro sguardo. Adottiamo «lo sguardo come supporto vitale in tempi di straordinaria sofferenza», generando «una nuova consapevolezza spirituale che non dimentichi il bisogno di sincere e palpabili espressioni affettive. Non dimentichiamo di guardarci!».

 

Ed infine, il testo di apertura dal titolo La ricchezza del consapevolmente sguardare: una serie di considerazioni sul fatto che ogni “cosa” sulla quale ciascuno di noi posi lo sguardo, possa e comunque chiamarci in causa direttamente e coerentemente rispetto al significato che, quella “cosa” potrebbe avere anche solo per noi stessi perché, come affermò Galileo Galilei nel 1612, «prima furon le cose e poi i nomi».

 

Ringraziamenti

 

Un ringraziamento, innanzitutto, al Dott. Orazio Maria Valastro, per l’opportunità che ha voluto offrirmi ed offrire, a giovani uomini e donne interessati sia ai processi narrativi individuali che all’analisi qualitativa, intesa come il saper leggere comportamenti, azioni e risultati, nei processi narrativi sociali, uno spazio sulla rivista M@gm@.

 

In questa mia personale esperienza di responsabile di un numero della rivista, esperienza  nella quale ho dovuto fare appello a tutta la mia umiltà per comprendere appieno la ricchezza di ciascun elaborato, il mio pensiero è andato spesso alla Professoressa Maria Immacolata Macioti, recentemente scomparsa, ed alla gratitudine profonda che ho provato e provo per lei, mia eccezionale maestra.

 

Questa esperienza, in sintesi, mi ha permesso di scoprire aspetti nuovi su tutto ciò che identifico con la capacità di “guardare sguardardando”, ovvero osservare con animo sgombro dagli schemi precostituiti, per scoprire nuovi aspetti su tutto ciò che ci circonda.